Gallo/Parachini (Ass.Coscioni) e Pompili (AMICA): “Diffondono bugie e disinformazioni prive di evidenza scientifica”

 

La petizione Provita chiede che il ministero della salute “diffonda le informazioni relative ai danni che l’aborto può causare alla salute delle donne”. Di fatto le informazioni che chiedono di diffondere sono BUGIE o DISINFORMAZIONI, prive di evidenza scientifica.

  1. Per quanto attiene alle complicazioni fisiche, è banalmente evidente che tutte le procedure, mediche e chirurgiche, sono gravate da possibili complicazioni. In proposito la relazione del ministro della salute sullo stato di applicazione della legge 194 riferisce che le complicazioni sono state 6/1000 nel 2016, mentre erano state 7,3/1000 nel 2015 e 7,4/1000 nel 2014. A tal proposito, dunque, la relazione afferma che “l’IVG effettuata in una struttura sanitaria da personale competente è una procedura sicura con un rischio di mortalità inferiore all’aborto spontaneo e al parto”. Per quanto riguarda il rischio di cancro al seno, non esiste alcuno studio scientifico serio che evidenzi questa correlazione, tanto che il Royal College of Obstetrician e Gynaecologists afferma che “le donne DOVREBBERO ESSERE INFORMATE CHE L’ABORTO VOLONTARIO NON AUMENTA IL RISCHIO DI TUMORE DELLA MAMMELLA”. Analoghe raccomandazioni sono state espresse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’American Congress of Obstetrics and Gynaecologists.
  2. Da oltre 30 anni gli studi scientifici hanno smentito la possibile esistenza di correlazioni tra aborto volontario e problemi di salute mentale delle donne. Questi dati, ormai più che consolidati, sono stati confermati nel 2008 dalla American Psychological Association’s Task Force on Mental Health and Abortion (TFMHA), che ha analizzato tutti gli studi sugli effetti psichici dell’aborto pubblicati dal 1989, e  dalla Academy of Medical Royal Colleges (AMRC), che nel 2011 ha fatto una revisione di tutta la letteratura pubblicata in lingua inglese su questo tema tra il 1990 e il 2011. Entrambe le metanalisi concludono che nel caso di una gravidanza indesiderata, il rischio per la salute mentale è simile sia nel caso in cui la donna decida di interrompere la gravidanza, sia nel caso in cui la donna decida di portarla avanti, che è la gravidanza indesiderata, e non l’aborto, ad aumentare il rischio per la salute mentale della donna. Sicuramente i “pro-vita” fanno riferimento ai risultati della metanalisi pubblicata da Priscilla Coleman sempre nel 2011, e che è stata molto criticata negli ambienti scientifici perché presentava numerosi problemi metodologici, primo fra tutti il fatto che Coleman non valutava se le donne che avevano abortito presentavano problemi mentali già prima dell’aborto.
  3. La “sindrome post-aborto” non è riconosciuta da alcuna società scientifica e non trova posto in alcuna nosografia.